Geotermia piana dell’Alfina. Fiorini: “Vicenda dai contorni poco chiari che presenta gravi conflitti di interesse”

Geotermia piana dell’Alfina. Fiorini: “Vicenda dai contorni poco chiari che presenta gravi conflitti di interesse”
02 Dic 2015

Nonostante la firma dei consiglieri di maggioranza, Leonelli e Rometti, posta sull’atto relativo al progetto per la realizzazione di impianti geotermici pilota sulla piana dell’Alfina, ancora una volta, dopo la vicenda della Commissione d’inchiesta sui rifiuti, il Pd Umbro cambia traiettoria, decidendo di rinviare il tutto in Commissione e di non discutere della questione nonostante i sindaci dei Comuni del territorio in questione presenti in aula (di cui qualcuno della stessa matrice politica della maggioranza). L’atto era stato elaborato per chiedere alla Regione di non decidere senza approfondimento come da atto della Commissione Parlamentare. Adesso è stato rinviato in Commissione per approfondire, ma cosa bisogna approfondire? Cose dell’altro mondo.

La mozione della Lega Nord Umbria è stata presentata per esprimere parere negativo nei confronti del progetto pilota relativo all’impianto da realizzare nel territorio del comune di Castel Giorgio e di conseguenza a non sottoscrivere l’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico perché l’impianto geotermico rappresenta un impressionante susseguirsi di irregolarità, strani comportamenti e gravi conflitti di interesse messi in atto per favorire un progetto lucroso, ma denso di rischi inaccettabili.

Molto strana, ad esempio, la presenza del professor Franco Barbieri nella commissione Cirm (per gli idrocarburi e le risorse minerarie) del Mise che approva il suo progetto privato. E’ noto allo stesso Mise che il professore Barberi era primo firmatario e project supervisor del progetto riguardante i due impianti denominati Castel Giorgio e Torre Alfina.

Molto strano, poi, che nessuno al Mise o al Ministero dell’ambiente, abbia avuto nulla da dire rispetto alla totale inesperienza della società proponente la “Itw-Lkw Geotermia Italia Spa” che non ha mai realizzato un impianto geotermico e non ha mai nemmeno collegato un water allo scarico. Come si può affidare un impianto così complesso e delicato da poter provocare terremoti e inquinamento di bacini idropotabili ad una società che non ha alcuna esperienza?

Altrettanto singolare che nessuna delle autorità preposte a questi progetti si sia soffermata sulla pressoché totale inconsistenza patrimoniale della società proponente e sulla evidente fumosità della proprietà effettiva. Risulta che la Itw-Lkw Geotermia Italia Spa sia una società “vuota” essendo il capitale sociale di soli 200mila euro (solo in un secondo momento passato ad 1 milione di euro). Risulta poi che la società italiana ha un socio unico la Itw Lkw Beteiligungs, società di investimenti a responsabilità limitata di diritto austriaco con soli 35mila euro di capitale di proprietà di una piccola realtà del Liechtenstein.

Secondo gli esperti, per realizzare i due progetti occorrono almeno 50 milioni di euro. E’ chiaro quindi, che, né la società italiana, né il socio unico austriaco dispongono del capitale sociale per realizzare i progetti di Castel Giorgio e Torre Alfina.

Secondo l’ingegner Angelo Viterbo, membro del Cirm (commissione per  idrocarburi e risorse minerarie) del Mise, i dati di “permeabilità” sono probabilmente inferiori a quelli presentati nel modello, siccome tali dati non consentono una progettazione esecutiva affidabile, oltre che generare effetti ambientali (come i terremoti), ritiene indispensabile che la progettazione esecutiva debba essere eseguita solo dopo l’esecuzione di un pozzo di sperimentazione.

Una delle criticità riguarda la possibile formazione nel processo di gas ricchi di inquinanti (come arsenico, mercurio, ammoniaca, metano), i quali possono risalire in superficie inquinando le falde acquifere. Altra criticità consiste nel fatto che sia la diminuzione che l’aumento della pressione genera sismicità indotta. Il problema della permeabilità è un problema fondamentale, con cui si è scontrata anche Enel quando ha dovuto rinunciare a sfruttare i pozzi dell’Alfina già negli anni ’70-’80.

In palese conflitto di interesse, quindi poco credibile e attendibile, è il parere reso dalla dottoressa Maria Luisa Carapezza, funzionario dell’ente pubblico Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, incaricata dall’istituto di predisporre dati e relazioni sul progetto, ma anche consorte del professor Franco Barberi progettista dell’impianto.

Infine anche la Sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, ha più volte espresso parere critico sulla compatibilità paesaggistica del progetto. L’opera è stata ritenuta non compatibile con la vocazione paesaggistica delle aree interessate. Anche autorevoli scienziati pongono il concreto problema della sismicità indotta ed innescata. Una verità occultata dal circuito degli imprenditori geotermici attratti dagli enormi incentivi statali.

Emanuele Fiorini
Capogruppo Lega Nord Umbria

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